Colori ad olio Ferrario 1919 [Articolo di Mimmo Ceccarelli]

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Questo articolo non è recentissimo, son trascorsi diversi anni da quando Mimmo l’ha redatto; tuttavia ritengo che i contenuti rispecchino ancora la realtà dei colori ad olio Ferrario 1919 (a differenza di altre aziende che col tempo hanno abbassato lievemente ma costantemente la qualità). Buona lettura.

Ferrario 1919 – Il ritorno di Ferrario nel mercato dei colori ad olio extrafini professionali.

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Ferrario è il produttore italiano di materiali per belle arti più “anziano” ancora operante.
Senza bisogno di soffermarsi troppo sulle vicende dell’azienda, nell’ultimo periodo si è verificata una serie di cambiamenti, perlopiù passata inosservata, che ad un occhio attento ha raccontato parecchio su ciò che può essere successo negli anni passati, e ciò che succede – invece – adesso.
Tralasciando di addentrarci in questioni che riguardano il mutamento di ragione sociale (da Srl a S.P.A.), il trasferimento dell’azienda da Calderara di Reno (BO) a Sala Bolognese (BO), ed altre piccolezze, concentriamoci sugli aspetti che più ci riguardano come pittori, ovvero utilizzatori finali di un prodotto.
Ferrario, nell’arco della sua lunga storia, è stato un produttore atipico. E’ stato in grado di tirar fuori, in passato, materiali di qualità incredibilmente alta; potremmo citare – a titolo di esempio – gli oli extrafini Matisse (di qualità altissima, ne conservo ancora qualche tubetto), che furono seguiti dagli oli extrafini “Da Vinci”, che avevano una qualità stratosferica ed un prezzo indimenticabile (costavano un botto…). Ha prodotto anche il famosissimo “Van Dyck”, tuttora in circolazione, con formule aggiornate. La stessa Ferrario, però, ha immesso sul mercato – sempre in passato – anche prodotti di qualità talmente imbarazzante che si faceva fatica a crederci. Come dimenticare la famigerata bomboletta spray gialla, contenente un essiccativo di superficie, che pur avendo fatto innumerevoli danni è ancora in circolazione? Questo andamento altalenante, ed una gestione distributiva suicida, si sommavano a vari altri problemi accessori: etichettature sbagliate (si comprava un blu oltremare e ci si trovava dentro un verde smeraldo), dati tecnici poco attendibili (un colore poteva venire indicato come “coprente” quando in realtà era “semitrasparente”), tappini che non chiudevano mai a dovere, e via così. Insomma, alla fine gli utilizzatori hanno smesso di acquistare prodotti con quel marchio.
Negli ultimi anni, dopo l’inspiegabile siluramento della serie extrafine “Da Vinci” (costava parecchio, è vero, ma valeva ugualmente parecchio), il marchio ha conosciuto un periodo durante il quale dava l’idea di essersi confinato nell’ambito hobbystico. Tanto per essere chiari fino in fondo, non è che – visti gli sviluppi – il marchio potesse ambire a qualcosa di superiore.
Alla fine dello scorso anno, però, Ferrario ha lanciato sul mercato una nuova serie di colori ad olio extrafini; sono stati battezzati “Ferrario 1919“, in omaggio alla prima serie di colori ad olio professionali formulata e commercializzata, appunto nel 1919, dal mitico Prof. Carlo Ferrario.
Quando li ho visti, a casa di un’amica che ne aveva acquistato qualche tubo, non ho saputo resistere ed ho deciso di procurarmene una discreta gamma per provarli.

CONFEZIONAMENTO
ferrario 1919 alfio racitiCome è ovvio, il confezionamento e l’aspetto esteriore sono la prima cosa che salta all’occhio, una sorta di biglietto da visita. Il Ferrario 1919 è confezionato nel tradizionale tubetto di alluminio deformabile, di ottima qualità, identico a quelli usati anche da Maimeri (il fornitore è lo stesso tubettificio). Il design e la grafica del tubetto sono, a mio avviso, strepitosi: nero satinato, scritte ben leggibili, tutte le informazioni al posto giusto. Ogni singolo tubetto è contenuto in una scatolina, molto curata anch’essa, che ne ricalca fedelmente la linea grafica.
L’unico formato disponibile è quello da 40 ml, ad eccezione dei bianchi, prodotti anche in formato maggiore (150 ml).

GAMMA
La gamma è piuttosto ampia: 90 tinte, ben equilibrate, nell’ambito delle quali si trova tutto ciò che serve davvero. Essa è suddivisa, come consuetudine per i colori professionali, in fasce di prezzo assegnate a gruppi. Nel caso specifico, i gruppi sono 4. Vediamoli sommariamente.
– Gruppo 1 (circa 7 euro): ci si trovano i bianchi, alcuni azoici, la maggior parte delle terre, i neri, i colori composti a basso costo;
– Gruppo 2 (circa 8 euro): ne fanno parte gli azoici non inseriti nel gruppo 1, le lacche, i violetti a basso costo, alcune terre più pregiate, il rosso primario;
– Gruppo 3 (poco meno di 14 euro): i cadmi (compresi – stranamente – i rossi, che in genere hanno un costo più elevato dei gialli), i verdi di cobalto (ivi compreso il turchese);
– Gruppo 4 (circa 25 euro): i blu di cobalto (ceruleo compreso), i violetti pregiati (cobalto e manganese), il verde smeraldo, il verde permanente (un verde di cobalto brillante, diverso da quello del gruppo 3, a base PG50).
L’intera gamma è disponibile in tubetti da 40ml. I bianchi, come già detto, sono disponibili anche in tubo da 150ml. al prezzo indicativo di circa 15 euro.
Ferrario dichiara infine, per questa serie, un’eccezionale purezza dei pigmenti (oltre 60 tinte sono monopigmento), tutti in concentrazione particolarmente elevata.

ANALISI ED UTILIZZO PRATICO
Iniziamo dalle terre, tanto care a moltissimi pittori (me incluso): belle, molto belle, incredibilmente belle: toni giusti, luminosissimi, non “abbelliti” con stratagemmi. I cadmi sono violentissimi, spaziati molto bene, brillanti oltre le più rosee aspettative. Il blu di cobalto scuro “economico” è la migliore imitazione che abbia finora visto; un bel vantaggio per chi vuole spendere il meno possibile ottenendo comunque un colore di alta classe. I bianchi sembrano avere, addirittura, un surplus di pigmento, con conseguente potere sbiancante fuori dal comune.
ferrario 1919 alfio racitiChi ha una certa dimestichezza con la “tavolozza” della casa, si troverà perfettamente a proprio agio; sono rimasto favorevolmente colpito dallo sforzo di mantenere i toni “storici” identici a quelli a cui gli utilizzatori affezionati sono abituati. In altre parole, acquistando un colore di questa gamma, che era presente anche nelle gamme extrafini precedenti, troverà lo stesso identico tono. Questo è un modo di procedere abbastanza raro: in genere, quando si riformula un colore, si tende ad ignorare le abitudini degli utilizzatori affezionati, sacrificandole in nome della comodità produttiva.
L’odore della pasta è quello tipico delle nuove formulazioni dell’azienda, che ricorda lontanamente quello di un solvente, ma molto meno marcato, appena percettibile. Azzardo: impiego (anche se limitato) di resine alchidiche nel legante?
Andando avanti nell’utilizzo pratico ho notato una cosa che mi ha lasciato perplesso: l’impasto e la carica di pigmento sono tremendamente simili a quelli del Maimeri Puro, al punto che usandoli insieme, sulla tavolozza, non è possibile distinguerne la marca. L’impasto è marcatamente lucido (cosa che a me personalmente non piace, ma può avere un suo senso): sembra quasi che il “lucidissimo che più lustro non si può” stia diventando una moda tutta italiana, in fatto di colori ad olio. La carica di pigmento è elevatissima, come promesso. I colori sono talmente gonfi di pigmento che, ad un pittore poco avvezzo a questo genere di materiali, possono risultare inizialmente scomodi.
Conoscendo molto (e stimando poco) il Maimeri Puro, e considerando la fortissima somiglianza del Ferrario 1919, mi era venuto un terribile dubbio: e se anche questi Ferrario 1919 avessero sofferto di problemi di essiccazione, producendo un film appiccicoso e gommoso?
La risposta è arrivata a dipinto di prova asciutto: l’aspetto è un pò plasticoso, ma l’essiccazione avviene correttamente, per tutte le tinte, anche con colore usato puro. Questo dimostra che è possibile effettuare una formulazione corretta anche in presenza di cariche di pigmento superiori, cosa che dovrebbe far riflettere, e non poco, la concorrenza.

UTILIZZO CON COLORI DI ALTRE MARCHE
Come di consueto, una piccola parte del test ha previsto la mescolanza con colori ad olio di altre marche. Considerata la tipologia del Ferrario 1919, le mescolanze sono state limitate a colori di pari classe.
In generale il comportamento è stato eccellente, tranne che nella mescolanza con il Maimeri Puro, che è stata anche la prima prova effettuata della serie. In mescola con il Puro, il Ferrario 1919 può produrre un impasto gommoso, plasticoso, a volte antiseccativo, sensibile allo sfregamento (il colore viene via) ed in alcuni casi appiccicoso. La mescolanza di alcune tinte non ha dato problemi, ma sconsiglierei, comunque, di usarli entrambi nello stesso lavoro.
I colori delle seguenti marche, invece, non hanno dato nessun problema:
– Old Holland: accoppiata perfetta, la tipica consistenza di questo colore si sposa benissimo con quella lucida e serica del Ferrario 1919, producendo un impasto di rara bellezza e resistenza, molto corposo;
– Michael Harding;
– Maimeri Artisti;
– Sennelier Artist’s;
– Winsor&Newton Artist’s;
– Lefranc extrafine;
– Talens Rembrandt: il Ferrario ha visibilmente una carica di pigmento superiore;
– Blockx: risultato analogo alla mescolanza Old Holland/Ferrario. Anche questa un’accoppiata strepitosa.

CONCLUSIONI
Il Ferrario 1919 è un eccellente prodotto, di rango altamente professionale, ad un prezzo tutto sommato aggressivo. Sembra fatto apposta per fare concorrenza al Maimeri Puro: ferrario 1919 alfio racitiformulazione e carica pigmentaria analoghe, prezzo inferiore (in alcuni casi nettamente inferiore), tinte altrettanto belle, gamma più ampia (10 tinte in più). Se solo non fosse così “plasticoso” e lucido sarebbe il mio colore preferito; ovviamente ci saranno schiere di pittori che vedranno queste peculiarità come pregi, e non difetti.
Un’unica perplessità: finora sono riuscito a trovare il Ferrario 1919 solo in un piccolo ma graziosissimo negozio ligure. Sul web non ce n’é traccia, ed i miei fornitori di fiducia, che trattano anche Ferrario, ne ignoravano completamente l’esistenza, perché i rappresentanti si sono guardati bene dal proporlo. Inoltre la cartella colori è letteralmente introvabile: per poter scrivere questo articolo ho dovuto fare delle fotocopie dell’unica cartella presente nel famoso negozio di Rapallo, che oltretutto ha prezzi particolarmente convenienti su tutti i materiali in vendita (la proprietaria, Signora Vanda Beltrami, è stata gentilissima, e la ringrazio di cuore). Sarebbe un vero peccato se un prodotto di questo calibro venisse castrato, sul nascere, dalla solita distribuzione malfunzionante, pigra, spannometrica ed approssimativa.
Infine, una piccola riflessione. L’avere due aziende italiane che producono materiali per belle arti, oltre che stimolare un certo campanilismo, produce il non trascurabile risultato di alimentare la concorrenza, cosa che si traduce in un vantaggio per l’utilizzatore finale. Davvero non male…

Riguardo Ferrario vi ricordo la bellissima dispensa sui colori ad olio scritta dal capochimico Mario Toni e di cui vi avevo parlato qualche tempo fa e che potrete trovare qui.

Un’altra breve nota di servizio: il nostro forum si sta popolando sempre più e ho il piacere e l’orgoglio di annunciarvi che tra i partecipanti abbiamo anche Mimmo e Mario. Insomma, iscrivetevi di corsa e cominciate a parlare di belle arti!

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