Biografia di Alfio Raciti
Sono nato ad Acireale (CT), qualche anno fa..
Uno dei miei primi ricordi è il soggiorno della nonna paterna, in cui mio zio e mio cugino discutevano d’arte, dipingevano, progettavano nuove opere e di tanto in tanto mi regalavano un pezzo di grafite o una gomma-pane o una sanguigna. I miei genitori mi raccontano che, quand’ero molto piccolo, un modo per tenermi tranquillo era darmi un foglio di carta e una matita (o la sanguigna di zio) oppure lasciarmi guardare un documentario sugli animali…
Era quindi naturale che crescendo avessi iniziato a fondere l’amore per gli animali e la familiarità con matite e colori: i miei soggetti preferiti diventarono appunto gli animali, specialmente i domestici. Gli studi da veterinario mi hanno aiutato molto in questo senso, portandomi ad una conoscenza approfondita dell’anatomia che si è rivelata utile anche quando incontrai il mio secondo grande amore: il Fantasy. Dopotutto draghi, tarrasque, mind flyer e tutti gli altri “mostri” hanno strutture prese in prestito dagli animali. Non ho mai frequentato una scuola d’arte o un corso, ho fatto sempre tutto da solo (cosa che adoro): mi piace sentirmi libero di approfondire quello che mi sembra più interessante al momento, poter lasciare perdere qualcosa per molto tempo e poi ributtarmici sopra a capofitto appena mi vien voglia. Insomma, non volevo indottrinamenti.
Pur riconoscendomi una buona mano sono molto, molto critico con me stesso e pretendo sempre il massimo; ogni nuovo lavoro che intraprendo deve essere un po’ più difficile del precedente, prevedere nuove tecniche, strumenti, problemi: il divertimento è tutto lì! Il mio modo di lavorare non prevede quasi mai studi preliminari, schizzi o prove ma inizio direttamente a fare sul serio, così da costringermi a correre dei rischi e a provare il brivido di rovinare tutto anche quando ormai il quadro è quasi finito. L’opera di per sè non è altro che un pretesto, una scusa, per potermi mettere a trafficare con matite, gomme, temperini, diluenti, pennelli e tutto ciò che ruota attorno alle arti figurative; valutarne le prestazioni, apprezzarne gli odori, testarne i limiti… Per questo motivo sono assolutamente contrario all’uso del digitale nelle belle arti: non ha senso realizzare qualcosa di assolutamente intangibile, non ha senso avere la tranquillità di poter cancellare un tratto senza paura di rovinare la carta, non ha senso diminuire l’opacità di un colore tramite un cursore. Dallo schizzo fatto al volo fino al più complicato quadro a olio, ogni opera deve essere vissuta con tutti i 5 sensi: il rumore della matita sulla carta, il sapore di un pennello tenuto tra i denti, la consistenza di una gommapane, il profumo dell’olio di lino, la scelta di una tonalità tra le tante matite.
Il disegno è una componente edonistica della mia vita, ogni volta sono animato dallo stesso entusiasmo e coinvolgimento che inizia quando scelgo la carta da usare e finisce appena posta la firma.
Consigli tecnici posso darne ben pochi, la strada è sempre più lunga e non si finisce mai di imparare, ma quel poco che ho imparato lo condivido volentieri.
Così come mi sento di darvi subito un consiglio: se vi piacciono le arti figurative cercate di emozionarvi sempre quando ve ne occupate.
Alfio Raciti